Prima settimana nella nuova casa. Immagini e suoni.

Questa è stata la prima settimana nella mia nuova (e ufficialmente prima) casa milanese! Vi lascio qualche foto e video (con consiglio di lettura), che hanno catturato le mie prime impressioni, in questi giorni.

Un grazie particolare va a Livia che mi ha ospitata fino ad ora (facendomi sentire a casa) e chi mi ha aiutata a traslocare (in mezzo pomeriggio, un miracolo!).

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Vicino musicista

La Crisi

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”.
(da Il mondo come io lo vedo di Albert Eistein)

Are You Happy? La strada della crisi, è la mia strada ed io la percorro con spavalderia e allenamento. (Agnese, La Zarina, io).

E’ già qualche mese che sono sempre meno costante nello scrivere in questo spazio – ma d’altro canto il sottotitolo “Il blog (incostante) di La_Zarina” rende subito evidente la mia tendenza alla divagazione. La verità è che scriverei anche molte più cose, ma nei prossimi tempi vorrò apportare delle modifiche rilevanti alla struttura del blog stesso e al momento mi sto dedicando più all’elaborazione di queste (seppur ancora in forma teorica). C’è da aggiungere che nella mia vita ci sono state non poche novità ultimamente, una su tutte: da un mese mi sono trasferita a Milano, in vero stile kamikaze: senza (ancora) una casa, senza un lavoro, ma con moltissime idee da mettere in pratica, da subito. Mi sto dedicando molto all’autoformazione e alla formazione, seguirò un bel po’ di bei corsi nei prossimi mesi e mi immergerò in nuove realtà. Insomma sono molto positiva in questo periodo e molto determinata a raggiungere, step by step, i miei risultati.

Confesso di non essere ancora in grado di raccontare di più – un po’ per scaramanzia, un po’ perchè ho bisogno prima di vivere le mie esperienze e poi condividerle – però posso dire di essere felice. Cammino per strada e sono felice, incontro persone nuove e sono felice, sono sola in mezzo a tante novità e sono felice…ah! Il bene che fa vivere in una città che non conosci e che non ha muri crollati e persone che, come te, sono provate dal mondo e dalla vita…ah!

Questo cambiamento nasce come risposta a un’esigenza specifica, proprio quella: essere felice. Me ne frega meno di niente di avere un fidanzato bello e ricco o una vita che fili liscia e senza intoppi (non sarebbe la mia, ovvio), mi importa invece avere la forza di cambiare qualcosa nella mia quotidianità, affinché cambi con lei la percezione della vita stessa. Cambiare la prospettiva e la direzione. Questo passo è stato il mio vero atto di coraggio. Avrei potuto farlo prima? No. Non potevo, altrimenti l’avrei già fatto, ma ora sì. E’ tardi a ventinove anni? Si, forse sì, ma non m’interessa, io non ho mai indossato un orologio in vita mia e il tempo per me potrebbe essere liquido come nei quadri di Dalì, sarebbe lo stesso. Io sono di quelle persone che si perde nel tragitto e vivo al massimo il bello e il brutto di ciò che incontro nel percorso, non sono una maratoneta che punta tutto ad arrivare prima al traguardo.

Il mio traguardo ora è questo: trovare una casa, iniziare i miei corsi, trovare un lavoro che mi faccia vivere tranquilla e scoprire, imparare, stare in silenzio ad ascoltare, sentire profumi peculiari di un posto (anche a Milano si può), scovare luoghi nascosti, conoscere persone nuove, allontanare quelle negative, mettermi in gioco e lanciare in aria i miei cuori e i miei ostacoli. Vivere. Felice. Si può. O comunque l’impegno è totale.

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These boots are made for walking

I miei tredici lettori, che presumo abbiano la loro vita bella impegnata, probabilmente non si saranno accorti che da qualche settimana non ho scritto più nulla nel blog. Capita. Questo è un blog incostante, lo sapete e mi aspetto altrettanta incostanza nella vostra lettura, altrimenti non funzionerebbe il nostro patto. Accade, in questo periodo, che non abbia tempo e propensione al racconto. 5208_1194271615326_3950077_nSto vivendo dei giorni davvero particolari, un po’ ancorati alle celebrazioni del 6 aprile – che per un’aquilana hanno sempre il loro fottuto peso specifico – un po’ perchè mi sono fatta prendere dai miei studi e dai miei lavori e da una quantità pressochè infinita di riflessioni e spunti; molto perchè sto preparando l’ennesimo trasloco della mia vita (no, tranquilli, stavolta non di blog, ma di casa) e i sentimenti in merito sono tanti e constrastati. L’ultima volta che ho traslocato da una mia casa ad un’altra ero scortata dai vigili del fuoco, indossavo un caschetto da lavoro e ho quasi fatto fuori uno dei miei traslocatori, che aprendo il mio frigo (chiuso da due mesi e mezzo, dopo il sisma) per poco non sveniva, intossicato. L’ultima casa che ho definito “casa mia” attualmente è una struttura semiaperta, con l’intonaco esterno scolorito, il portone sfondato, i radiatori divelti, le pareti esplose, i soffitti crepati, il bagno del piano di sopra staccato di tre centimetri dalla camera.5208_1194271655327_5464453_n In quella casa, da quattro anni, ci entrano solo i topi e gli sciacalli ed entrambi per corrodere, rubare e lasciare escrementi. Non ho più definito nulla casa. Dove sono stata fino ad ora era casa di mia madre, quella dove andrò domani sarà casa in centro – perchè sì, nonostante L’Aquila sia ancora immobile nei suoi puntellamenti, e non abbia un vero centro, io torno lì. Vicino dove sono nata, accanto alla strada dove ho percorso i miei primi passi, le prime corse e le mie più rovinose cadute. Torno lì non per restare. So che il mio tempo in questa città scade ogni giorno di più, però ora devo superare questa paura paralizzante e tornare a dormire e improntare una nuova quotidianità tra le pietre vecchie del centro città. Prima di andare via, di trasferirmi altrove – cosa che mi impegno affinché accada presto – devo tornare a fare pace con quelle case, con il fatto di essere una cittadina del centro di L’Aquila.

Avrò un bel panorama e dei bei coinquilini. Avrò un sacco di amici che verranno a trovarci e sì, anche quella lucetta che uso la notte perchè il buio mi fa sempre troppa paura quando sono qui. Ma vado, domani o al massimo dopodomani vado…a riconquistare il centro e a superare le mie paure, che la strada che ho da fare è lunga ed io sono stata rigettata al punto di partenza troppe volte. Ora si va, gambe in spalla, stivali – che-sono-fatti-per-camminare e obiettivi da raggiungere.

Where there’s a will, there’s a way!